martedì 23 luglio 2013

Fast & Furious 5 - Avventura in Brasile - 2011





La quinta puntata di questa saga si svolge a Rio.


L'ex poliziotto Brian O'Conner si unisce a Mia Toretto, entrambi sono costretti a fuggire da un agente federale e da un malavitoso che li vuole morti. Scappati in Brasile liberano Dominic Toretto.

Il loro obiettivo è quello di portare a termine una rapina da cento milioni di dollari costituendo una squadra con uomini trovati nella cerchia di amici e familiari. L'agente federale è Luke Hobbs che lancia una offensiva senza quartiere per catturarli arrivando ad usare le maniere forti. Il malavitoso è un corrotto uomo d'affari che li vuole morti.

lunedì 22 luglio 2013

Animazione: Il re leone

Un film di Roger Allers, Rob Minkoff firmato Disney.

Il computer in questo caso è utilizzato per dare toni meno artefatti rispetto al Aladdin. Il piccolo leone Simba, convinto di essere il responsabile della morte del padre, re Mufasa, il realtà ucciso dal perfido fratello Scar, si allontana dalla sua terra disperato.

E' accolto con amore dal suricato Timon e dal facocero Pumbaa.


Tornerà a casa solo perchè convinto dal babbuino sciamano Rafiki a scacciare l'usurpatore Scar.

E' il primo lungometraggio Disney  ambientato nel mondo animale senza umani.

Animazione: Car




Credo gli attuali cartoni animati, anche se non si possono definire più così considerato il livello tecnologico raggiunto, siano più apprezzati dagli adulti che dai più piccoli.

In questo caso si parla di macchine. 


La famosa macchina da corsa Saetta McQueen e il suo carro attrezzi Cricchetto.
Nella seconda avventura deve partecipare al Grand Prix Mondiale che decreterà la macchina più veloce del pianeta. la strada sarà disseminata di intoppi, non ultime una missione di spionaggio super segreta.
Tutti gli amanti delle gare automobilstiche non devono perdersi questo film.I personaggi del film non hanno niente di meno di quelle vere.

giovedì 18 luglio 2013

2012 - Visto per voi: Di nuovo in gioco





Nuovo film per il grande Clint Eastwood qui nelle vesti di produttore e attore. La regia è stata delegata al suo collaboratore Robert Lorenz.
Il film delude un po'. Troppi buoni sentimenti e un lieto fine



Gus Lobel (Clint Eastwood) è un bravissimo talen-scout del baseball. Purtroppo a causa dell'età, ha seri problemi di vista e per questo rischia di perdere il lavoro. L'ufficio dal quale dipende mette in dubbio le sue capacità ma lui non vuole arrendersi. A questo punto interviene in suo aiuto la figlia, giovane avvocato di successo ad Atlanta, in procinto di divenire socia del suo studio legale. Mickey (Amy Adams) lo segue in North Carolina, nonostante tra i due i rapporti siano difficili e tesi, per aiutarlo a selezionare un nuovo campione. Il vecchio talent scout riesce però ugualmente a far bene il suo lavoro da solo, riconosce infatti il tipo di battuta solo dal rumore della mazza di baseball quando colpisce la pallina. Un piccolo ruolo è riservato a Justin Timberlake, rivale del padre ma innamorato della figlia Mickey.

The hurt locker



Se come a me vi è sfuggito al cinema è da vedere.







Il protagonista mentre disinnesca una bomba. 


Ambientato durante la guerra in Iraq il film racconta la storia di una unità speciale che ha il compito di prevenire gli attentati dei kamikaze. Il protagonista, arrivato a sostituire il predecessore, deceduto in missione, è un uomo che non conosce la paura. Anzi sembra provocarla e sfidarla in ogni occasione. Si sta sempre con il fiato sospeso per la paura che prima o poi capiti l'inevitabile.


Nel finale di The Hurt Locker si alza il tono metaforico: il civile inginocchiato e il sergente James sono entrambi uomini-bomba. L’uno a livello materiale, l’altro ideale; ormai lo si è capito, James non può vivere senza disinnescare. Più che le sovrapposizioni narrative (come la netta “sostituzione del figlio” con un bimbo iracheno), a risultare decisivi sono gli accostamenti visivi; in cerca del contatto diretto con il rischio, James si fa precedere dal lancio di un fumogeno bianco che sprigiona esattamente la stessa nebbia dell’esplosione: vuole anticiparsi, implicitamente già desidera il boato che otterrà nel finale.


Il medesimo trattamento di inconsce proiezioni è applicato a ogni personaggio: Elridge, marchiato dalla morte del superiore, è afflitto dall’atavico timore di fare la stessa fine; Sanborn si autoinganna e solo infine ammette l’aspirazione alla paternità. 


In generale, "The Hurt Locker" è durissimo da vedere – sequenze thriller e tensione insopportabile: i primi dieci minuti ci scoppiano addosso, graniti di terra e imperlati di sangue – e ancora più duro da raccontare, perché punta forte sulle affermazioni negative; oltre alla tripartizione dei protagonisti, uno è ferito, l’altro torna a casa, il terzo sceglie la guerra, bisogna dunque ascoltare ciò che viene taciuto: l’origine delle cicatrici di James, la sua ostinazione paradossale sulle sorti di uno sconosciuto, il grigiore privato di Sanborn appena celato dai modi di circostanza (“Se muoio non se ne accorge nessuno”). E soprattutto l’ultimo dialogo: la riflessione sull’indole deviata del sergente è una contro-scena madre, dato che i soldati si interrogano a lungo, azzardano ipotesi e non trovano risposta. “Non ci penso”, dice James: la regista ha sfrattato il messaggio dall’Iraq in fiamme, tutti restano segnati solo dall’aderenza al pericolo che prima avevano respinto. 


“Hurt locker” è un termine sportivo che indica il limite massimo del dolore.