Il regista racconta di angeli giganti e demoni in un mondo devastato dal peccato umano. Protagonista del film sono un
uomo e la sua devozione al compito che deve portare a termine, un uomo la cui abnegazione non è seconda a niente e a nessuno, nemmeno alla sua stessa famiglia e alla futura progenie che lui vorrebbe eliminare perché impura.
Dopo un brevissimo e coloratissimo prologo sull’origine del
mondo, il film inizia con l’uccisione di Lamech, padre di Noè, davanti agli
occhi sconvolti del giovane e futuro patriarca. A sporcarsi le mani di sangue è
Tubal-Cain (Ray Winstone), discendente dell’infame stirpe di Caino, un
personaggio inventato di sana pianta che serve a introdurre il primo cardine
tematico del film, la spirale della violenza e della vendetta.
Segue un’ellissi e ritroviamo Noè
(Russell Crowe) già uomo, mentre è a spasso per i campi con due dei suoi tre
figli, Sem e Cam (nella versione adulta saranno interpretati da due beniamini
dei teenager come Douglas Booth e Logan Lerman).
La terza scena ci
presenta la famiglia al completo: Sem e Cam la moglie Naameh (brava Jennifer Connelly), e il terzogenito Jafet, a cui si
aggiungerà più tardi una figlia adottiva di fantasia.
In Noah le donne sono importanti. Aronofsky affida loro il compito di svelare, dietro l’opera di
distruzione, l’autentico disegno di salvezza del Creatore (nessuno qui lo
chiama mai Dio). Esse incarnano la fecondità della Natura e aprono alla
misericordia l’intransigente cuore castigatore del protagonista, assorbito fino
al fanatismo dall’ingrato compito che lui ritiene il Creatore gli ha voluto
assegnare.
Discutibile, ma a nostro modo di vedere felice, anche la
scelta di introdurre nel racconto i “Guardiani”, creature a metà strada tra i
giganti di pietra tolkeniani e i transformers della Hasbro, ispirati però ai
Nefilim delle terre di Canaan. Si tratta di angeli che, impietositi dalla
cacciata di Adamo, decidono di dargli una mano finendo per condividerne il
destino: contravvenendo al Creatore vengono precipitati anch’essi, perdendo la
loro natura luminosa per rinascere impasto di fango, polvere e terra.
In questo, la fisicità sinistra e legnosa di Russell Crowe
sembra incarnare perfettamente la natura ambivalente del film. Noè appare sullo schermo come un uomo vero, imperfetto ed inquietante, quindi la sfida di Crowe non è stata semplice.
Il regista ha deciso di costruire l’Arca da zero,
attenendosi strettamente alla Bibbia, pur sapendo che la
descrive come un rettangolo, una scatola.
“La creazione digitale degli animali ci ha dato molta
libertà per rappresentare l’enorme diversità di tutto il regno animale”. Per
ricreare questo mondo prima della grande alluvione, la produzione ha cercato
molte location possibili, e il paesaggio più adatto si è rivelato l’Islanda,
con l’aspetto di una terra primordiale, in cui si vedono ancora il colore il
vapore che escono dal terreno. Infine si è presentata la grande sfida
dell’alluvione, quella pioggia intensa e incessante che invade tutto, per 40
giorni e 40 notti.
Assai suggestiva la colonna sonora di Clint Mansell e la fotografia di Libatique.